Le necropoli nel mondo romano
La necropoli, dal greco necros (morto) – polis (città), era l’area dove nel mondo antico venivano seppelliti i morti.
Nel mondo romano le necropoli si sviluppano fuori dai centri abitati, lungo le strade.
Le tombe potevano essere a cremazione o a inumazione; in casi eccezionali si praticava l’imbalsamazione.
Nella tarda età repubblicana e nei primi secoli dell’Impero la maggior parte delle tombe era a cremazione: il defunto era bruciato, sul luogo stesso della sepoltura (cremazione diretta) o in un’area specifica della necropoli (ustrinum), con successivo trasporto dei resti nella tomba (cremazione indiretta).
I resti erano per lo più raccolti in un vaso in terracotta e deposti in una cassetta in laterizi o in pietra o in una fossa in nuda terra.
Dal III secolo d.C. le trasformazioni sociali e l’introduzione di culti orientali, tra cui il Cristianesimo, portano a preferire la sepoltura a inumazione. I defunti erano collocati in fosse in nuda terra o in casse di legno o laterizi, oppure in strutture in pietra o muratura.
Le sepolture erano spesso segnalate all’esterno da cippi, are e monumenti che ricordavano i defunti con iscrizioni o ritratti.
Nelle tombe era collocato anche il corredo, composto da oggetti legati alla vita quotidiana del defunto e materiali che avevano un significato simbolico e che dovevano accompagnarlo nell’aldilà.